I dati e le informazioni offerti in questo ventottesimo numero de La voce del dato sono soprattutto volti a saggiare l’impatto del Festival di Sanremo sul volume e sul contenuto dei messaggi pubblicati nell’infosfera italiana (news, social e web) in relazione agli sponsor istituzionali e ai marchi della moda che hanno vestito i protagonisti.
È un esercizio che abbiamo condotto anche lo scorso anno, visto l’interesse crescente per gli aspetti del marketing correlati al Festival, ormai da qualche anno definito il corrispettivo italiano del SuperBowl statunitense (a proposito, questa immagine dà un’idea del costo negli anni per acquistare uno spazio pubblicitario di 30 secondi in quel contesto).
Come sempre, quei messaggi costituiscono un campione casuale estratto in una vasta porzione dell’infosfera di lingua italiana. I risultati sono qui offerti per scopi didattici, nello spirito de La voce del dato: estrarre dai numeri e dalle parole delle informazioni sulle persone, sui loro gusti e disgusti, sulle opinioni, sulle emozioni e sulle percezioni. Conoscere gli ambienti onlife in cui le persone si relazionano.
Prima di iniziare, concediamoci la solita passeggiata tra le pubblicazioni di tropic nei sette giorni che ci separano dall’uscita dello scorso numero della newsletter.
Durante questa settimana, lo Studio Frasi ha reso noti alcuni dati sintetici sull’audience del Festival; tra questi, vi è anche il dettaglio dell’audience dei break pubblicitari del 7 febbraio. Un po’ alla buona, abbiamo preso i venti marchi citati in quella tabella e abbiamo sondato i messaggi correlati a ciascuno di loro, nei trenta giorni precedenti, nell’infosfera italiana. Questo è il risultato (per alcuni l’effetto-Sanremo è molto marcato).
Abbiamo poi monitorato alcuni indici dell’account TikTok del Festival e dell’account YouTube della RAI. Ne è venuta fuori una piccola demo.
Sempre in merito al Festival, ha destato un qualche interesse la notizia, riportata da alcuni media, sul rifiuto di firmare la liberatoria di un attore statunitense, ospite di una delle serate, che non avrebbe forse gradito, a posteriori, il contenuto della performance proposta che, in tal modo, non potrà più essere mandata in onda. L’interesse della notizia risiede negli eventuali effetti che un tale gesto potrebbe avere, vista la struttura dell’infosfera contemporanea. Di sicuro, vietare di mandare in onda la performance in tv degraderà la reach potenziale dell’evento, ma nell’attuale semiosfera i video rappresentano il formato maggiormente fruito e molti di quei video sono ugc (user generated content). In questo contesto, il “divieto” non potrà quindi di certo diminuire la potenziale frequenza con cui gli utenti delle piattaforme (anche note come persone) potranno trovarsi esposti a quella performance. E infatti su X già accade questo. Mentre questo è il trend mondiale per la parola-chiave.
Sono pure uscite le due rubriche settimanali di tropic, il numero 21 di Parole d’Italia e il numero 13 di Share of Words. Se con la rubrica Parole d’Italia osserviamo un campione casuale di messaggi generati settimanalmente nell’infosfera di lingua italiana, con Share of Words l’analisi del contenuto si allarga a un campione casuale di messaggi generati in una vasta porzione dell’infosfera internazionale, seppur in prevalenza di lingua inglese data la natura delle arene oggetto dell’osservazione.
Abbiamo poi un piccolo aggiornamento (quantitativo) su una vicenda recente che ha in qualche modo a che fare con l’influencer marketing, quella di Champoluc. Ecco come procedono alcuni indici dell’account Instagram dell’hotel in questione.
Per l’occasione, diamo anche un paio di dati relativi all’account TikTok dell’influencer, sì citato ma spesso trascurato a scapito del (molto) più seguito account Instagram.
Per ultimo, abbiamo pubblicato un piccolo scampolo di un carotaggio correlato a una ricerca di opinione sulla rappresentazione dei concetti di libertà e costrizione nell’infosfera italiana. Tali ricerche comprendono il monitoraggio e l’analisi semantica di alcune parole-chiave; tra questi vi è pure autovelox.
Eccoci finalmente ai dati e alle informazioni principali offerti oggi da La voce del dato, sulle performance nell’infosfera italiane generate dall’esposizione durante il Festival (a diversi livelli) degli sponsor istituzionali e dei marchi della moda che hanno vestito alcuni dei protagonisti.
Quando scriviamo queste righe il Festival non si è ancora concluso. Il monitoraggio si ferma dunque al 9 febbraio e comprende sempre i trenta giorni che hanno preceduto quella data.
In un report istantaneo come questo non vi è il tempo pulire con cura i dati raccolti, e quando come in questo caso il monitoraggio ha come bersaglio le chiavi di brand qualcuno può trovarsi penalizzato dal rumore generato dall’omonimia con altri oggetti lessicali. Per fare degli esempi: Generali, Casablanca. Fatta questa premessa d’obbligo, sta ora a chi legge queste righe giudicare chi e in che misura ha beneficiato dell’effetto-Sanremo. Per i marchi della moda vi è pure la felice coincidenza della prossimità delle settimane della moda, che offrono un solido polo di comparazione.
Questo è il trend correlato alle chiavi di ricerca degli sponsor istituzionali. La chart si può esplorare qui, così da poter selezionare i trend degli sponsor uno per uno.
Questo è invece il trend per le chiavi correlate ai marchi della moda (l’associazione tra protagonisti e marchi è stata desunta da fonti reputate e da qualche “autocertificazione”). Anche in questo caso la chart si può esplorare.
Per valutare l’influenza del Festival sui marchi della moda, nel periodo monitorato, è utile anche la nuvola delle parole più di frequente associate a quelle chiavi di ricerca.
È tutto. Grazie della pazienza e al prossimo episodio.